Come state? Quest’oggi vorrei iniziare la giornata con questo post chiacchiericcio. Ho avuto il piacere di fare qualche domanda a Sara Rattaro sul suo ultimo romanzo: Uomini che restano edito da Sperling & Kupfer. Mi piace molto come scrive quest’autrice e purtroppo non sono riuscita a partecipare ad una presentazione di questo romanzo, così ho pensato di porle qualche domanda e visto la sua gentilezze eccovi qui come è andata…
IL LIBRO
INTERVISTA A SARA RATTARO
R: Non racconto mai di me perché non credo nell’autobiografismo. Quello che racconto perché la conosco molto bene è una generazione e la sua diseducazione sentimentale.
D: Come è nato “Uomini che restano”?
R: Sono due storie che si sono incrociate. Entrambe in realtà, nascono dalla somma di diverse storie ascoltate negli anni. Le ho sintetizzate e fatte incontrare. È scattata la scintilla giusta.
D: Ha scelto Genova come ambientazione, oltre al fatto che è la sua città, c’è un altro motivo per cui l’ha scelta?
R: È la mia città e non ne avevo mai parlato prima. È giunto il momento giusto. Io ero abbastanza matura come autrice per renderle giustizia, lei aveva atteso abbastanza per capire che facevo sul serio.
D: Nel romanzo si parla di abbandono e solidarietà femminile, quanto è stato difficile trattare questi argomenti?
R: Non sono argomenti difficile da trattare, fanno parte della vita come l’amore, il dolore e l’amicizia. Fare lo scrittore non significa insegnare la vita a qualcuno, significa raccontarla.
D: Allo stesso tempo quanto è stato difficile entrare nel personaggio di Lorenzo?
R: Ho raccontato un personaggio che si trascina dietro il dolore più grande, quello di non poter essere se stesso. Ho ascoltato tante storie come quella di Lorenzo. Non è stato difficile, è stato illuminante.
D: L’omossessualità viene vissuta in modo diverso dai personaggi, vuoi spiegarci i diversi punti di vista?
R: Sono i punti di vista che incontriamo se decidiamo di affrontare questo argomento ad una qualsiasi cena tra amici. Non tutti la penseremmo nello stesso modo e i vari punti di vista dipendono dalla nostra educazioni, da quello che ci hanno insegnato, dalle esperienze che abbiamo avuto e da quanto abbiamo voglia di metterci in discussione o cambiare idea.
D: Tra i personaggi di questo romanzo quale è stato più complesso da creare?
R: Ognuno ha avuto la sua dose di difficoltà e di studio. I personaggi complessi prevedono un’attenta osservazione e una spiccata pignoleria al dettaglio, solo così, usciranno dalle pagine.
E voi cosa mi dite? Lo avete già letto?