Buongiorno wordsbookiani!!
Oggi niente WWW perchè ieri, a Milano, si è tenuto un incontro con Azra Kohen, autrice di Phi primo romanzo di una trilogia edita da Mondadori, e ve ne vorrei parlare in questo post. Durante l’incontro abbiamo potuto conoscere, grazie all’autrice stessa, qualcosa di più sulla storia che ha deciso di raccontare. Ringrazio Mondadori per avermi dato l’opportunità di partecipare al meeting e ora vi lascio in compagnia delle domande, e sopratutto delle risposte, che abbiamo avuto modo di porre ad Azra…
IL LIBRO:
L’INCONTRO…
D: Ci racconti qualcosa dei suoi romanzi…
R: Ho già scritto cinque libri, questa trilogia è il primo. Non ci sono informazioni condivise tra i vari romanzi ma è stata un’escalation. Piano piano, sempre qualcosa di più fino ad arrivare a Aeden che ho scritto dopo questa trilogia. In questo romanzo ho portato le persone in un’altra galassia, un altrove, chiamato appunto Aeden e parlo, in realtà di fisica dei quanti all’interno del libro ma ci sono persone, nei villaggi più remoti della Turchia che lo hanno letto “Aeden” e lo hanno capito. Credo che questo sia stato possibile perché ho permesso alle persone di fare ricerca per conto loro, mettendo ogni volta, sotto i punti più sensibili, una nota grazie alla quale ho fornito le fonti di quanto dico. Questo lo chiamo “mettere il seme”.
Penso che la conoscenza sia l’unica cosa che possa cambiare l’essere umano. Non si può convincere una persona a fare qualcosa ma le si possono dare delle informazioni ed è così che la persona stessa si può convincere o meno.
Tra 50 anni questi libri saranno visti come testi semplici perché in ogni cosa che verrà prodotta sarà presente tanta conoscenza. E se non riusciamo a dare un vero contributo funzionale all’evoluzione penso non possa essere sostenibile.
Volete sapere da me cosa sia la depressione?
La depressione non è qualcosa che si possa curare attraverso i medicinali, perché è mancanza di serotonina nel corpo. Bisognerebbe sempre verificare due cose prima di mandare una persona dalla psichiatra: se la serotonina viene prodotta in quantità sufficiente e se riesce a essere utilizzata. Una volta fatto questo, bisognerebbe fare delle analisi per controllare se nell’intestino c’è qualche parassita. La prima cosa di cui si nutrono i parassiti è la serotonina. Allo stesso tempo se c’è una carenza di vitamina D o di ferro allora è difficile produrre la serotonina.
Quindi, a coloro che hanno questa mancanza, o hanno un parassita, spesso viene diagnosticata la depressione e vengono indirizzati verso uno psichiatra che prescrive antidepressivi che, a loro volta, creano problemi ai reni e al fegato.
Parliamo anche dell’ansietà. In questo caso è mancanza di testosterone e proprio in questo periodo nell’università di Liverpool si stanno portando avanti degli studi per utilizzare il testosterone nella cura dell’ansietà.
Questi argomenti verranno trattati nel libro ma non saranno così scientifici. Saranno i personaggi a incarnare questi aspetti, vivranno queste situazioni mentre verrà raccontata la loro storia ricca di amori, sesso e molto altro.
C’è anche una parte che riguarda i significati, le varie dinamiche interne dei personaggi e l’impatto che questi avranno su di noi. Sembrano libri molto voluminosi ma, a sentir parlare chi li ha letti, sono definiti una lettura veloce e spedita. È una scrittura neurologica, chi legge vede tutto nella propria mente e questo rende tutto più reale e veloce.
D: Questo percorso che viene affrontato dai lettori, come lo ha intrapreso lei in prima persona?
R: Dovete sapere che nel mio Paese ci sono un sacco di randagi e inizialmente ho creato un’associazione per occuparmi di questi animali, con lo svilupparsi delle cose ho iniziato ad assistere anche i bambini che hanno subito abusi. Cercando un meccanismo per poter aiutare queste persone mi sono resa conto che non si possono aiutare le persone una ad una, ed arrivare ad avere una vera soluzione. Avevamo bisogno di un sistema. Con questo non intendo dire che ho trovato la soluzione! Ma semplicemente sono arrivata in un momento di grande crisi e alla fine di questa crisi ho deciso di scrivere dei libri che vadano ad aiutare in questo senso.
In Turco c’è un proverbio: “la penna è più forte della spada” e io ho iniziato il percorso per vedere se è effettivamente vero.
D: In Turchia è stata tratta una serie TV dai tuoi romanzi, questo ha aiutato a far conoscere il suo romanzo e far vendere più copie?
R: La serie è arrivata dopo aver venduto un milione e duecentomila copie. Con il passaparola già tutti sapevano del libro ancora prima della serie TV e poi tantissimi produttori si sono presentati per acquistarne i diritti ma siamo rimasti in una fase di negoziazione per due anni mezzo. Però a posteriori anche la serie ha dato il suo contributo.
D: La serie questo percorso di auto aiuto lo racconta ugualmente?
R: Per quanto riguarda la prima stagione, la rappresentazione era conforme a quello che c’era nel libro. Ho avuto la possibilità di seguire il tutto da vicino ed essere molto presente. Pertanto si, si può parlare di auto aiuto anche nella serie.
Dovevano essere quattro stagioni ma con l’arrivo della seconda stagione i produttori hanno iniziato a mettere i protagonisti in secondo piano e a dare ruoli più di spicco ad altri personaggi che non erano in linea con quello che volevo raccontare. Ho così deciso di fare terminare la serie già dal quarto episodio. Ho faticato a far accettare le mie ragioni ma con l’aiuto dei “nostri” alla fine ci siamo riusciti e dopo la seconda stagione non ce ne saranno altre.
Per i “nostri” intendo tutte quelle persone che vogliono arrivare all’essere umano, come descritto nel libro, questo gruppo che si è formato è inteso come “biz” = noi . Ora che è nato si parla di “noi che abbiamo capito”, “noi che facciamo questo percorso”, tutte le persone che hanno davvero a cuore le cose.
D: Essendo un romanzo molto introspettivo, con un’analisi approfondita dei personaggi, quale è stato il più difficile da mettere su carta?
R: Devo dire che non ho avuto grandi difficoltà per nessuno dei personaggi, ma ce n’è uno in particolare che mi è piaciuto tanto scrivere perché avevo molto materiale. Avere il materiale già pronto mi ha aiutato a non avere criticità nello scrivere i personaggi però c’è questo personaggio che mi ha dato più piacere nella scrittura di altri. Vorrei dirvi il nome ma preferisco non dirlo perché leggendo lo amerete anche voi.
D: Il percorso di consapevolezza di cui parla ha basi religiose o una base filosofica?
R: Sono nata in una famiglia dove sono presenti le tre grandi religioni monoteiste e, quando uno nasce tra tutte queste informazioni, le impara tutte e tre a pari merito e se poi ha la fortuna di essere tanto curiosa, e si interessa di filosofia, l’unica cosa a cui si può arrivare è la consapevolezza che c’è comunque un creatore. E che cos’è questo creatore? Una consapevolezza.
Una vita in cui non c’è impegno per nulla è una vita noiosa e non c’è niente che possa alleviare la sofferenza di questo tipo di noia.
D: Quanto è stato difficile creare questa trilogia? Sei partita dall’ultimo volume per fare poi un percorso a ritroso…
R: L’ultimo libro della serie è un volume di 700 pagine ma mi sono resa conto che non era sufficiente, che c’era bisogno di altro. Mio marito mi ha dato della pazza: “è la prima volta che scrivi un libro e decidi di scrivere una trilogia, in più il terzo volume è di settecento pagine ma il mondo della letteratura è li che ti aspetta” e in effetti, almeno in Turchia era così.
D: Quindi con questa consapevolezza ha dovuto riscrivere qualcosa dell’ultimo volume dopo aver scritto i primi due?
R: È vero che ho cambiato qualcosa però non ho stravolto nulla. Sono entrata e uscita dal libro per aggiungere delle cose, per toglierne altre ma non ho cambiato nulla della storia principale.
D: La reazione dei lettori è stata molto positiva, ci sono lettori che le hanno scritto? Si è creata una comunità?
R: Se si va in alcune scuole turche potete trovare dei murales con delle frasi e dei disegni ispirati alla trilogia. Se andate su Instagram con #biz potete trovare diverse immagini che richiamano questo. Per esempio su uno di questi muri c’è scritto: “A nome del seme che ha avuto il coraggio di germogliare” che è una citazione tratta dal libro.
D: Si può definirlo un movimento?
R: Non lo so. Possiamo definirlo come una modalità di comprensione. In un Paese come il mio la posizione della donna è molto importante nella società, sapendo che la schiavitù si tramanda solo da madre a figlio.
Le persone che fanno parte di questo “biz” sono le persone che sono più attive in questo periodo, sono quelle che danno una mano ai rifugiati, quelle che insegnano il turco ed è per questo che ci sono le scritte sui muri. Non perché mi ritengono così carina e simpatica ma perché sanno che stiamo cercando una soluzione insieme. Noi abbiamo trovato la soluzione impegnandoci. Nel libro si possono leggere diversi metodi su come ci si possa impegnare, come si possa portare avanti un impegno, uno sforzo per qualcosa.
D: Nel romanzo ci sono forti legami con la musica, c’è un motivo particolare?
R: Per me la musica è molto importante, posso dire che attraverso la musica io ho trovato Dio quindi per me ha un ruolo fondamentale.
Cosa ne pensate di questo romanzo?
Vi ho incuriosito, lo leggerete?
Un abbraccio
Clarissa