Buon pomeriggio wordsbookiani!
Lunedì sera ho avuto il piacere di partecipare alla presentazione di un nuovo romanzo. È stato il primo incontro di questo 2020 ed è stato estremamente interessante. Ho avuto l’occasione di conoscere Roberto Costantini autore di Una donna normale pubblicato da Longanesi. Non ho ancora letto il romanzo ma certamente sarà tra le mie prossime letture perché, dopo l’incontro, l’interesse si è alzato alle stelle. Con questo post ho pensato di riportarvi alcune delle domande che sono state poste all’autore e, ovviamente, le sue risposte e vedrete che sarete incuriositi anche voi….

IL LIBRO

Una donna normale
Roberto Costantini
Una donna normale
Pagine: 480 | Prezzo: € 19,90 | Formato: Cartaceo
Editore: Longanesi | Link d’acquisto: amazon.it
TRAMA:
Aba Abate è una donna normale. Suo marito Paolo, pubblicitario aspirante scrittore, è un uomo colto ma con scarso senso pratico. I suoi figli, Francesco e Cristina, sono adolescenti e, come tutti i ragazzi a quell’età, problematici e conflittuali. La sua unica vera amica sin dai tempi della scuola, Tiziana, ha una libreria e da single continua a cercare il grande amore. Aba si rivolge a lei in cerca di un aiuto per le aspirazioni di romanziere del marito. Aba fa di tutto per tenere unita la sua famiglia e i suoi affetti, ma non è sempre facile per via del suo vero lavoro. Perché Aba Abate in realtà è anche «Ice». Non una semplice impiegata ministeriale come credono i suoi familiari, ma una funzionaria dei Servizi segreti con un compito delicatissimo: reclutare e gestire gli infiltrati nelle moschee. È proprio da un suo informatore che Aba apprende una notizia potenzialmente catastrofica: in Italia sta arrivando via mare dalle coste libiche un terrorista pronto a farsi esplodere. La scadenza: una settimana. Aba si trova costretta a intervenire in prima persona anche sul campo, in Libia e in Niger. E per avere una pur minima speranza di successo deve avvalersi della collaborazione di un agente del posto, il professor Johnny Jazir, un uomo che la trascina gradualmente in una spirale in cui tutti i suoi valori sono messi in dubbio. Le missioni si moltiplicano, le emergenze familiari e lavorative si sovrappongono nel giro di pochi, frenetici giorni, e quando niente va come dovrebbe il mondo di Aba – quello professionale, ma anche quello degli affetti e dell’amore per il quale ha sempre così tenacemente lottato – comincia inesorabilmente a crollarle addosso. Possono davvero coesistere Aba e Ice?

ROBERTO COSTANTINI CI RACCONTA…


QUANTO CI COSTA ESSERE NORMALI? Qual è il prezzo che dobbiamo pagare per fare tutto quello che la vita ci chiede?

È con questo interrogativo che ci siamo approcciati al romanzo di Roberto Costantini e alla sua protagonista Aba Abate.


ROBERTO: Il personaggio precedente dei miei romanzi Mike Balistreri è un personaggio che risponde al concetto di supereroe di cui è più facile far innamorare i lettori. Con Aba Abate ci troviamo di fronte ad un personaggio completamente differente. La mia speranza è che il pubblico si possa innamorare di Aba nello stesso modo in cui si innamorano di Balistreri.


D: Aba è un personaggio molto attento a quello che è l’osservazione della “procedura” nell’ambito del suo lavoro di agente segreto ma allo stesso tempo è molto attaccata alla preservazione del “rituale” in ambito privato: dalla cucina all’attenzione ai figli. Quanto tempo hai dedicato alla costruzione del personaggio dal punto di vista di contrapposizione e parallelismo tra procedure e rituali?


R: Facciamo un passo indietro. Questo libro riguarda il personaggio, il titolo stesso è centratissimo: questo libro è su una donna. Potrebbe essere una storia d’amore dell’800, potrebbe essere ambientato su un’astronave ma ho deciso di creare una spy story che è comunque solo uno sfondo perché il tema è la donna. Una donna che è costretta a vivere due vite diverse: da un lato la vita della normalità, quella in cui vive gli affetti, e dall’altra, quella di avere un lavoro complicato e riuscire a tenere in bilico entrambe le cose. Cosa che fanno moltissime donne. La particolarità di Aba è che il suo lavoro è un po’ più complicato e soprattutto segreto. Ed essendo segreto per lei le procedure e i rituali diventano fondamentali. Non può comunicare a nessuno quello che fa, né amici né parenti e il rituale è un po’ la barriera di sicurezza che in qualche modo rende credibile il suo essere “normale”. Mentre le procedure che cosa sono? Stando dentro certi canali sappiamo che il nostro comportamento è accettabili all’interno di un certo contesto. Nei servizi segreti, un posto estremamente gerarchico, ci sono delle procedure che vanno seguite. La procedura non sempre segue la tua etica personale e, finché, vanno in parallelo non si creano problemi. Ma in questo libro, a un certo punto, procedure e ritualità arrivano al collasso. Essendo un romanzo succederà qualcosa per cui l’equilibrio durato anni sarà in difficoltà.


D: Quanto nella tua vita personale hanno importanza i rituali e le procedure?


R: Sono ingegnere e studiando ingegneria sono entrato in una forma mentis, quindi tutto quello che è consequenzialità fa parte del mio pensare. Le procedure, dal mio punto di vista, sono una cosa che mi aiuta sempre tranne quando devo scrivere qualcosa che mi impone di uscirci. Nella mia vita da ingegnere non ho mai avuto problemi con le procedure ma nella mia vita da scrittore sì. Quando si scrive un giallo o una spy story c’è sempre un’azione a cui corrisponde una reazione e questa dinamica è un po’ la procedura. La procedura che poi si scontra con la realtà dei personaggi: per trama dovrebbero fare una cosa ma tu sai che a quel personaggio non va di farla (perché lo senti che il personaggio non farebbe mai una determinata cosa) e allora devi cambiare tutto l’assetto. Perché i personaggi non devono mai essere forzati.


D: Aba è ispirata a qualche persona, come si è sedimentato il suo personaggio nella tua scrittura? Hai sempre avuto in mente di creare un personaggio femminile? Chi è Aba dentro te come scrittore?


R: Aba è la mia forma di ribellione all’immagine della donna della televisione e del cinema dove tutto ciò che è donna è sentimenti e io non volevo fare una donna sentimentale. La cosa che mi disturba di più è il modello con cui, sia letterariamente ma ancora di più cinematograficamente si continua a banalizzare la donna. La donna non sta sempre lì a lacrimare, cucinare e “cazzeggiare” come in certe serie televisive, e Aba è la mia sfida. La sfida al modo in cui la donna è rappresentata nel 99% dei casi in televisione, soprattutto in Italia.

Le donne sono perfettamente in grado di essere razionali, lucide, precise, fredde, determinata quanto e più di un uomo.


D: È un romanzo molto documentato, quanto tempo ci hai messo a documentarti sui servizi segreti e sul terrorismo islamico per riuscire a rendere questo libro così credibile?


R: I servizi segreti per loro natura sono segreti, quindi per scrivere un libro credibile su di loro è necessaria la loro collaborazione. Volevo che fosse realistico, non vero ma reale. Mi hanno aiutato sia sulle procedure interne ma anche per entrare meglio in alcuni meccanismi riguardati il terrorismo islamico.

Aba si occupa di gestire gli infiltrarti nelle mosche italiane, un’occupazione davvero difficile perché devi trovare qualcuno già all’interno della moschea e portarla dalla tua parte.

Il tutto è partito dalla documentazione ma anche dal fatto che, io, in Libia ci sono nato e cresciuto. C’è un aspetto di conoscenza tecnica e uno di conoscenza dell’ambiente e dei libici. Ho ancora amici che vivono a Tripoli, a Misurata e a Bengasi con cui parlo regolarmente e so da loro qual è la situazione.

Se vuoi scrivere un libro sui servizi segreti con gli immigrati che arrivano con i barconi e la Libia, ti devi documentare se no fai un atto incauto e ingiusto.


D: Che cosa ti ha spinto a scrivere realmente?


R: A 16 anni ho mandato a uno dei più grandi giornalisti italiani alcuni articoli su come il calcio in Libia era l’unico strumento di integrazione tra i libici e gli italiani. Pensando che non mi avrebbero mai risposto e, invece, è arrivata una telefonata in cui mi dissero che scrivevo molto bene e che avrebbero pubblicato i miei articoli, pagandomi! Evidentemente avevo una predisposizione per lo scrivere, mi ricordo che prendevo sempre 10 nei temi e che vincevo tutti gli anni il premio per il miglior tema all’estero. Ho sempre avuto una passione per la scrittura, nata anche dalla passione per la lettura. Ho sempre letto tantissimo e quando tornavo da scuola avevo un sacco di tempo libero che impiegavo leggendo.

Poi sono diventato ingegnere e nel mio lavoro, viaggiando ho sempre raccolto un sacco di idee. Però tra una storia in testa e una storia scritta ci passa davvero tantissimo tempo. Vi racconto un fatto: non ho mai avuto problemi a dormire fino a quando non ho iniziato a lavorare per una delle maggiori società che gestiscono le slot machine e mi sono ritrovato ad avere a che fare con mafia, camorra e ‘ndrangheta. Così ho iniziato a non dormire la notte, e nel 2009, dopo anni che avevo in mente La trilogia del Male (i libri di Balistreri) mi sono ritrovato a scrivere quando non dormivo. Per me scrivere non è mai fatica è solo un piacere, una passione.


Cosa ne pensate di questo autore?
Avete letto qualche suo romanzo?

Un abbraccio
Clarissa